Depressione

D epressione, o melanconia, alterazione dell’affettività (più precisamente del tono dell’umore) consistente in una tristezza profonda, con mancanza di autostima e bisogno di autopunizione; nelle forme più gravi, assume le caratteristiche del disturbo psichico vero e proprio.

Depressione e mania costituiscono disturbi distimici, o dell’equilibrio del tono dell’umore; quando si alternino in periodi ciclici nella stessa persona costituiscono la psicosi maniaco-depressiva (detta anche «ciclotimia» secondo la classificazione di E. Kraepelin). Si distinguono una depressione endogena, dovuta a cause in gran parte ignote e a componente ereditaria, e una depressione reattiva, cioè successiva ad avvenimenti luttuosi e legata a meccanismi di tipo nevrotico. La depressione involutiva si presenta nell’età senile ed è legata al decadere fisico e mentale, nonché alla condizione esistenziale propria di quest’età. La depressione tende a risolversi spontaneamente dopo un periodo di settimane o mesi, o a convertirsi nel suo opposto, l’euforia e l’eccitamento della mania; può ripresentarsi in fasi o cicli più o meno ravvicinati.
Nella depressione ansiosa il soggetto vive in uno stato di angoscia – ansia, o nel timore di una incombente catastrofe. Quando la forma depressiva è grave, possono comparire deliri di rovina, di colpa, di negazione. Le cause della depressione sono molteplici. A una tendenza costituzionale (spesso ereditaria) alla malinconia o agli squilibri dell’umore, che è valutata soprattutto dalla psichiatria tradizionale, si possono sommare le conseguenze di esperienze infantili, a cui danno soprattutto importanza le scuole di impronta psicoanalitica. Le terapie prevalenti sono oggi terapie sintomatiche, aventi come scopo di alleviare i sintomi del disturbo: a questo proposito i farmaci antidepressivi, se usati in modo appropriato, sono efficaci. Nei casi più gravi e quando vi sia rischio di suicidio è opportuno il ricovero. La psicoterapia può essere un valido aiuto.